L’era della Stella.
La terra non aveva nome, era solo una delle infinite terre di quel pianeta ma non era disabitata.
I primi dimoranti erano divisi in due fazioni: i Calzi legati alla magia e Vesti legati al ferro delle loro armi.
Originariamente questi due popoli si erano divisi i territori marchiandolo con alberi sacri, rovi, tralicci e fili spinato; ognuno guardava all’altro con rispettosa diffidenza e probabilmente sarebbe continuato tutto allo stesso modo per secoli se non fosse intervenuta una terza forza totalmente diversa dalle precedenti: i Matchbox.
Queste altro non erano che automobili in continua corsa tra di loro passando indifferentemente tra i confini il che si rivelò molto più grave per i Calzi e le loro zone sacre.
In capo a poco tempo i Vesti presero a dar asilo alle auto additando tale scelta al metallo che le componeva e che le rendeva loro affiliate, di contro i Calzi iniziarono gli assalti alle basi ove queste erano parcheggiate dando inizio ad una guerra che si estese ad ogni angolo della terra.
Anni di lotte tra i due popoli avevano affinato le loro caratteristiche rendendo i Calzi una sorta di Indiani armati di soli pugnali carichi di magia che li rendevano in grado di tagliare anche i metalli mentre i Vesti erano ormai dei Pistoleri; gli incantesimi erano dote dei primi come le armi di grande calibro dei secondi che elaboravano anche nuove costruzioni di difesa per i loro accampamenti sempre più grandi ed inespugnabili.
Le rappresaglie e i furti sui due fronti avevano portato tra gli indiani l’uso di fucili mentre tutto il sapere magico rubato si fondeva per i sapienti avversari, in un unico legame alla magia rappresentato da un singolo proiettile di metallo magico, del quale però nessuno conosceva a fondo
il potenziale in caso di uso nel conflitto, il che rendeva il suo uso quanto mai improprio perché era sconosciuto soprattutto se avrebbe potuto ledere agli stessi pistoleri.
La situazione di stallo venutasi a creare da continui raid a singoli avamposti accentrò il potere dei Pistoleri in una capitale denominata Fort Custer, abitata da un gruppo di uomini armati in modo mirabile e in grado, anche se in pochi, di far fronte ad attacchi provenienti da grandi gruppi di indiani, tutto questo però non impedì ad essi di provare continui assalti sempre più violenti che colmarono in quello che sembrava la fine, invece era l’inizio.
Ci fu un ennesimo assedio di tutte le forze indigene al forte che inizialmente sembrava la consuetudine di quegli anni ma il suo prolungarsi per 10 giorni fece capire alle due parti che probabilmente avrebbe causato, anche per i sopravvissuti, la fine in entrambe le stirpi a scapito delle auto; lo sceriffo capo dei Vesti, comprendendo ciò e volendo porvi fine uscì dal forte affrontando da solo gli avversari.
Lo sceriffo era noto per sparare così rapidamente al punto che nessuno notava nemmeno il movimento della pistola a staccarsi dalla fondina e la mano sembrava eternamente appoggiata al calcio dell’arma ma quella notte tutti gli indiani e i pistoleri videro bene che alzò il braccio mirando al cielo.
Lo Sceriffo sparò alla notte e fu così che ebbe la sua stella.
Gli indiani riconobbero in lui l’atto di non belligeranza con quella magia che li avvicinava come fratelli primordiali di quella terra. In virtù di quel gesto interruppero l’assedio iniziando le trattative di pace e il forte viene ribattezzato Fort Apache in segno di amicizia.
La stella dorata, tornò in cielo ma una parte rimase sul petto dello sceriffo e divenne il simbolo distintivo di questo patto dando luogo ad anni ed anni di sviluppo reciproco e anche in seguito all’arrivo di un nemico fu dietro di essa che si riunirono gli uomini… e non le auto che a quel nemico avevano aperto la strada.
Traduzione
Fine anni 70, la mia famiglia decide di fare un trasloco che cambierà tutto il resto della mia vita, dalla periferia nord di Torino si passa ad un paese a Sud di Torino, Borgaretto.
Da un alloggio in un palazzo tra i palazzi si passa ad una villetta di due piani con orto e giardino, costruita in mezzo ai prati e vicino ai boschi dai miei nonni che stavano al primo piano.
Il primo giocattolo di cui ho memoria pare essere un furgone, forse polistil, andato perso, quello che è sopravvissuto sono indiani e cowboy, mia madre che ha sempre avuto buon gusto mi compra al mercato una scatola di indiani Atlantic alti più o meno 6 cm e totalmente marroni.
Li adoro ma ne perdo parecchi giocando con la terra dell’orto ridotta a pozze di fango, qualcuno ogni tanto viene ancora dissotterrato da mio zio a 30 anni di distanza… roba da archeologi.
Arriva per Natale il fortino più fico che abbia mai visto ed è la sede della maggiorparte delle mie eterne battaglie, inoltre ha con sè 5 soldatini blu, 5 indiani rosa, uno scenario di carta con 2 tende sempre di carta da montare. Il forte sin dalla scatola porta l’insegna Fort Custer ma per un curioso caso l’etichetta attaccata alla porta del forte si scolla e sotto ne porta un'altra che dice : Fort Apache… questa cosa mi ha sempre affascinato.
In quegli anni il forte subisce molti attacchi, tra cui quello di mio padre a cui cade una chiave inglese mentre sta riparando il termosifone.
Una balconata del forte si rompe, è la prima volta che mi si rompe un gioco… sono tristissimo… ma mio padre con una mitica colla rimette tutto a posto.
È la prima di mille e mille riparazioni di mio Padre.
nella foto, quasi in primo piano uno degli indiani marroni sopravvissuti . il portone è una delle ultime riparazioni mie e di mio padre ma è girata al contrario perchè è duble face e dall'altro lato ( quello bello) c'è scritto fort apache. menzione d'onore per il pistolero giallo che muore ... mi son sempre chiesto perchè li mettevano nella confezioni con queste pose ... ma a lui, alla fine, mi sono affezionato

Panoramica della battaglia
