Bene bene, non posso che accettare l’invito di Key (a cui mando un caro saluto) e allora mi gioco il mio asso nella manica, niente popò di meno vi parlerò del mastodontico Space Shuttle Complex Defiant!
Ebbene, come molti di voi sapranno, il Defiant è composto da tre elementi: Lo Shuttle (orbiter) di per sé, il booster, e il cover gantry, cioè l’enorme piattaforma che trasporta i primi due e li custodisce quando la copertura superiore è richiusa su sé stessa.
Mi soffermerò inizialmente sullo Shuttle: tra i tre elementi è la parte meno fantasiosa di tutto il resto. Bisogna infatti risalire agli inizi degli studi che la Nasa produsse con maggior impegno negli anni 70, durante la conclusone delle missioni Skylab del 1973, per far partire il progetto dello Space Shuttle, il cui primo lancio in orbita con a bordo due astronauti avvenne nel 1981.
Se guardiamo uno dei tanti progetti che furono abbandonati o ripresi parzialmente per arrivare poi allo Shuttle come oggi lo conosciamo, ecco che troviamo il nostro Defiant come proposta della Grumman presentata nel 1971 alla NASA:
La somiglianza è pazzesca per forma, vano previsto per la stiva da cui, dalla figura presa dagli archivi Grumman, sembra proprio scorgersi Payload col suo cordone ombelicale ancorato all’orbiter! Il progetto verrà poi modificato nel più familiare Shuttle come lo conosciamo noi (che tra l’altro ha anche tre ugelli propulsori, come il nostro Defiant!).
…eppure avevo una figura dove si vedeva che , nell’albero di disegni preliminari che hanno portato allo Space Shuttle, vi era una ‘costola’ identica al Defiant…se la trovo la posto.
In generale, però quasi trenta anni più avanti, il progetto di uno Shuttle che avesse la capacità di decollare addirittura tutto da solo, molto simile allo shuttle dei Joes è lo (Starclipper) X-33 della Lockeed (si saranno ispirati proprio allo Shuttle di Payload del 1987??):
Qui la differenza sta nell’apparato propulsivo, in questo caso infatti si utilizza un motore chiamato aerospike, un esperimento provato precedentemente in alta atmosfera sul night-rav...ehm cioè sul SR-71 blackbird:
In parole povere l’ugello a ‘campana’ a cui siamo tanto abituati non c’è più, perché l’espansione avviene naturalmente con l’espansione dei gas combusti che, uscendo dal motore e generando i soliti muri del suono, creano con l’atmosfera ambiente un vero e proprio muro di separazione:
Andiamo avanti, il booster: il booster condivide con la realtà l’idea iniziale di voler realizzare un mezzo di trasporto spaziale che fosse completamente riutilizzabile, non come adesso dove il tank esterno arancione dello Shuttle va perso ad ogni lancio, mentre i due booster laterali quelli sì che si riciclano.
Ebbene non volendo buttare via niente, come del maiale, si pensò inizialmente di realizzare un booster altrettanto pilotato come lo shuttle che, una volta assolta la funzione di portare in orbita l’orbiter (scusate il gioco di parole), potesse tornare in modo controllato a terra:
Il progetto si rivelò troppo oneroso in termini di peso aggiuntivo per tutto il sistema di pilotaggio del booster rispetto al propellente che si poteva contenere al suo interno. La differenza rispetto al nostro, di booster, sta che in quello pensato dagli scienziati della NASA si avevano delle ali che permettessero il rientro veleggiato al pari dello Shuttle.
Il booster del defiant come lo vogliamo considerare,dal momento che ha uno spazio vivibile eccezionale e può orbitare nel vuoto, una stazione spaziale? Io propenderei per quest’ultima ipotesi, non è solo un mezzo per dare il passaggio allo shuttle.
E arriviamo così al grande hangar semovente. Bhè, l’analogia con la piattaforma che porta lo Space Shuttle dal Very Large Assembly Building al pad 39-A o B a Cape Canaveral in più di sei ore (per compiere circa sei miglia!) è forte:
Certo per sollevare lo Shuttle da una posizione orizzontale a una verticale ce ne vorrebbe (e in effetti anche il meccanismo del Defiant fa cilecca!), però in posizione verticale lo Space Shuttle ricorda vagamente il mitico Defiant.
L’idea dei Joes di potersi spostare con la piattaforma ovunque sia necessario non è proprio scema, anzi, se la piattaforma potesse spostarsi vicino all’equatore, lo shuttle gioverebbe di una bella spinta gratis per andare in orbita prodotta dal moto di trascinamento della Terra che , all’equatore appunto, viaggia con una velocità di circa 40000 km ogni 24 ore! È un po’ come stare sul bordo della giostra dei cavalli alla fiera anziché al centro (che corrisponderebbe al posto occupato dai poli terrestri). Pensa che spinta saltando fuori dalla giostra nello stesso verso di rotazione. Ebbravi Joes!
Ultima curiosità:
Come mai il Defiant Complex porta il numero sette? Perché negli States è un numero che porta fortuna? Ma non sarà mica perché nella storia dell’astronautica ci sono stati sei Space Shuttle (Enterprise, Columbia, Challenger, Discovery, Atlantis , Endeavour) ? E se sì, dal momento che il sesto è partito per la prima volta nel 1992, come lo sapevano i Joes che sarebbero stati sei, visto che il Defiant è del 1987 ?! Magici Joes…!
SS